Ciao sono Antonio e sono nato ad Aversa, e non a Napoli o Caserta, proprio ad Aversa! Lo ripeto sempre e faccio anche pochissima fatica a spiegare dove si trovi, è una piccola cittadina a metà tra Caserta e Napoli ed è li che sono cresciuto, dove ho studiato e lavorato, è lì dove conservo tutti i miei ricordi e amicizie più vere e care.

Dopo la maturità scientifica che ho scelto, rinunciando all’istituto d’arte, ho cominciato l’università presso la Seconda Università degli Studi di Napoli laureandomi con il massimo dei voti e collezionando 3 pubblicazioni in Design e Branding per la Moda. Dopo aver rinunciato al dottorato juniores ho cominciato il Politecnico di Milano all’età di 22 anni, cioè quando mi sono trasferito a Milano, per studiare Design della Comunicazione, inconsapevole di quante cose avrei potuto fare e di come il mio percorso di vita e di studi potesse portarmi dove sono oggi.

Dopo 1 solo mese ho cominciato a lavorare da Salvatore Ferragamo, novembre 2012, nella sezione PR promotional, un ambiente pessimo, avete presente quando vi dicono “lavorare nella moda fa schifo!”…? Più o meno quello, ma solo quando prendi il contatto con la realtà, a mio avviso, capisci qual è il tuo posto nel mondo. Ogni giorno mi accorgevo che parlare con le persone mi piaceva e ogni weekend che lavoravo mi dicevo che da qualche parte qualcuno come me stava passando il sabato, o la domenica, in un modo peggiore. Oggi, dopo 4 anni e mezzo circa, lavoro spesso i weekend, mi piace dire che “ho una quasi non-vita molto piena”, lavoro nella comunicazione e nel campo dell’influencer marketing, odio la burocrazia come odiavo la storia al liceo (4 al primo quadrimestre come l’abbonamento allo stadio di mio padre da giovane, fisso ogni anno!) ma amo il mio lavoro che mi ha fatto conoscere la moda, il lifestyle e la comunicazione nelle forme più variegate possibili. Oggi seguo molti progetti di influencer marketing lavoro con un team che è come una famiglia. Con il tempo ho acquisito una credibilità reale, non fingendo mai di essere un’altra persona ma scegliendo sempre come comunicare me stesso e ciò che mi piace. Questo credo sia l’unico vero vincolo che devi avere, fai quello che ti piace e, quando puoi, scegli dove vuoi essere.

Ah si, sono laureato in Design, ma non ho mai più voluto saper nulla di come si “pensa” a comunicare, cerco di comunicare e basta, con meno filosofia sul tema e più pratica ogni giorno.

 

Quali sono le attività che ti trovi a svolgere nel quotidiano, quali le competenze necessarie?

Ogni giorno seguo campagne di influencer marketing, faccio brainstorming con il team di InstaBrand e scrivo circa 1000 mail, oltre che lavorare molto in termini di ricerca su quasi tutti I canali social.
Dico spesso che per fare il mio lavoro non credo ci voglia una laurea sebbene io sappia quanto l’università aiuti ad aprire la mente e a guardare con occhi diversi tutto ciò che necessita di un’analisi prima ancora di poter “mettere le mani in pasta”. Tuttavia, credo che le competenze necessarie e indiscutibili siano la pazienza, la costanza e curiosità, ma più di tutte la conoscenza del mercato.
Non bisogna dare per scontato che sia un lavoro di sola strategia, bensì è un lavoro anche di gestione di budget che sappiano garantire dei risultati in termini quantitativi e qualitativi. Se non sai distinguere un progetto che necessiti di uno o dell’altro vuol dire che non sai proiettarlo all’interno del mercato in cui necessita proliferare e… chi semina vento, raccoglie tempesta.
Conoscere le basi del marketing è ovviamente fondamentale, aggiornarsi, capire e mosse dei più grandi, non aspettare che il mondo cambi se non vuoi, almeno, provare a stargli dietro, sono i requisiti sufficienti affinché ci si possa immettere in questo caos!

 

Dove pensi che stia il reale valore aggiunto delle nuove piattaforme per un comunicatore?

I canali social e tutte le piattaforme nate con lo scopo divulgativo-informativo sono un valore ineguagliabile per la comunicazione di ogni genere, internet è un pozzo senza fondo, è pericoloso e paradisiaco allo stesso tempo così come i social sono un’arma, mio malgrado, a doppio taglio. Oggi possono darti fama, successo, soldi e celebrità, il giorno dopo puoi scivolare in un baratro fatto di informazioni sbagliate, immagini distorte e notizie diffamatorie.
Fare self-branding e il branding in generale, pensando ad un caso relegato ad un marchio che sceglie di affacciarsi alle forme più evolute di comunicazione, non sono altro che forme di comunicazione promozionali dove non è importante fare notizia o scalpore, grazie a Dio c’è ancora la stampa patinata (non per nulla fa fatica ad evolversi in digitale), bensì vuol dire fare storytelling. Prima con Facebook, poi con Instagram e ora tra Snapchat e InstaStories, e come non citare YouTube lo storytelling è a tutti gli effetti una biografia coerente coi tempi, è un manoscritto già pubblicato, con tanto di illustrazioni. Che tu sia un astro nascente del mondo digital o stia facendo la scalata al successo tv, sappi che “se non hai Instagram non sei nessuno!”… come direbbe qualcuno! Tutto questo per raccontarci che I social fanno parte di noi e che siamo noi a decider come usarli, sono una nostra protesi che ci mette sul mondo, un mondo che alcune volte diventa un mercato.
Quello che non mi piace leggere ed ascoltare è che “se non comunichi non stai vivendo”, sono del parere che ci sono ancora dei momenti che bisogna saper tenere per se, perché infondo fuori dallo smartphone c’è una vita fatta soprattutto di emozioni che alcune volte restano meglio custodite dentro di noi che condivise con tutti.

 

Qual è stato il tuo progetto preferito?

Il progetto più ambizioso e più strutturato che ho seguito in termini di project management è stato il lancio della nuova strategia digital di Pantene nel 2016. Il progetto era ambizioso e di stampo internazionale. Ho imparato a confrontarmi con Aziende di stampo internazionale, produttori e agenzie Inglesi, Africane e Spagnole, testando livelli di stress e di consapevolezza lavorativa completamente diversi rispetto ai miei, gestendo situazioni paradossali alcune volte che hanno portato ad un progetto di cui tutto il mondo ha parlato e che ha raggiunto livelli di interazione altissimi.

 

Sei pronto per la nuova avventura con la Bewe Digital Academy? Qual è il tuo consiglio per i futuri studenti?

Prontissimo, anche se le cose nuove mi portano ad avere sempre, contemporaneamente, uno stato di ansia da prestazione e voglia di spaccare tutto, in senso buono eh!
Il consiglio che darei a me stesso, che è un po’ anche la mia filosofia di vita, “sii una spugna”. Sono cresciuto con l’indole di dover assimilare tutto, o il massimo possibile da tutto e tutti, facendo poi una selezione personale e obiettiva di quello che fosse giusto tenere nel mio bagaglio culturale.
Non avrò mai la presunzione di insegnare niente a nessuno ma mi assumo la responsabilità di dire quello che so, sapendo di non sapere molto ma il necessario per poter chiacchierare con chi vorrà passare la giornata con me.

Il 24 Marzo Antonio sarà docente al Workshop di Influencer Marketing.
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