L’idea del Facebookumentario, ovvero dell’uso di Facebook per raccontare in modo innovativo fatti ed eventi, ci era piaciuta così tanto da presentarla nel post “Facebookumentario, la timeline per raccontare la storia Italiana“. Oggi vi proponiamo l’intervista a uno degli ideatori dell’iniziativa, Isacco Chiaf: creativo e designer, cerca di pensare progetti online e offline attraverso cui comunicare tematiche sociali.
Non solo Facebookumentario nelle sue parole, dunque, ma anche molto altro: per insegnarci che leprofessioni creative possono e devono emozionare.
Benvenuto Isacco, ci fa piacere parlare di un progetto così interessante. Come è nata l’idea e quanto tempo avete impiegato per realizzarla?
Ciao e grazie a voi. Ho iniziato la ricerca sui fatti di Piazza Loggia per curiosità personale. In poco più di una settimana avevo già trovato una quantità immensa di materiale tra archivi di giornali e siti che se ne erano occupati. Parlando poi con Cecilia [Brioni, copy editor del progetto] ci siamo detti che sarebbe stato bello raggruppare tutti questi documenti per metterli a disposizione della gente. Ricostruire una “Timeline”. Alla parola “timeline” mi è scattata la scintilla. Facebook poteva essere qualcosa di più di un semplice passatempo. Mi è quasi sembrato impossibile che nessuno ci avesse mai pensato prima. Era così semplice. Abbiamo sottoposto l’idea ad alcuni amici, e abbiamo capito che era un lavoro di immenso impatto, sia per l’argomento trattato che per il modo di narrarlo. La fase pratica è stata più complicata del previsto. Cercare di riorganizzare i fatti e trovare il materiale non è stato così semplice come pensavo. Ho esplorato numerosi archivi storici, e atti processuali, spesso senza trovare quello che stavo cercando. Alla fine, con molta tenacia e perseveranza in circa una settimana di duro lavoro, avevo tutto quello che mi serviva. Inserirlo nella timeline è stato abbastanza semplice.
Perché proprio la strage di Piazza Loggia?
Innanzitutto perché sono di Brescia, e nella mia città questa è una ferita che ancora si deve rimarginare. Soprattutto dopo che si è chiuso, qualche mese fa, l’ultimo dei processi, con l’assoluzione di tutti gli imputati. Abbiamo voluto con questo lavoro dare la dignità storica che meritano tutte le stragi degli anni 70, un epoca buia troppo spesso dimenticata, ma che ci può aiutare a capire meglio la società italiana.
Inoltre, a mio parere, il fatto che l’attuale governo abbia deciso di pagare le spese per i processi di Piazza Loggia sembra il segnale da parte delle istituzioni del voler mettere la parola “fine” a queste vicende, facendole sparire definitivamente dai fatti di cronaca. Alla luce di tutto questo l´Italia resta comunque, l’unico paese al mondo ad aver avuto una commissione stragi attiva fino agli anni 2000.
Il progetto è stato apprezzato?
Abbiamo riscosso un enorme successo con il progetto. Ho ricevuto numerose mail che mi ringraziavano per aver riportato alla luce fatti così tragici, attraverso un mezzo semplice da utilizzare e comprendere.Non ci aspettavamo, sinceramente, un tale successo. Per l´anniversario della strage, qualche settimana fa, il progetto è stato condiviso da diversi media, internazionali e locali. La massima soddisfazione è statavederci pubblicati su laRepubblica.it.
In cosa credi che i social network siano strumenti efficaci per comunicare e rivivere la storia?
I social network sono nati come esperienza di condivisione collettiva. Milioni di utenti si connettono ogni giorno per far parte di una enorme comunità, che comunica, condivide, commenta e interagisce.Applicare questo modello al racconto di fatti storici è stato il motivo che più mi ha motivato a realizzare questo progetto. Rendere lo spettatore una sorta di protagonista, lo rende di conseguenza più sensibile all’argomento, e lo spinge a voler sapere, commentare e interagire. La storia diventa quindi un esperienza collettiva, che suscita emozioni nello spettatore, il quale assimilerà più facilmente le informazioni.
Hai nuovi progetti legati a Facebookumentario?
Per ora non è ancora stata presa alcuna decisione definitiva in merito. Sia io che Cecilia vorremmo continuare al progetto. Certamente è qualcosa che richiede molta energia e concentrazione. Ci piacerebbe continuare sul filone delle stragi e degli anni di piombo italiani. Sono argomenti tutti molto delicati e ancora oscuri e il più delle volte è difficile trovare materiale. Ma credo che proprio per questo valga la pena di impiegare le energie in un argomento che non gli è ancora stato dedicato uno spazio sui giornali di storia.
Chi è Isacco Chiaf oltre a Facebookumentario? Ti trovi spesso a lavorare con il web o questo è stato il primo esperimento?
Nella mia vita faccio di graphic designer, in uno studio a Bolzano. Mi sono laureato alla triennale di Design e Arti presso l’Universitá di Bolzano, un anno fa. Ora, parallelamente al mio lavoro, cerco di creare dei progetti con lo scopo di comunicare tematiche sociali, in maniera semplice e chiara. Prendo dati e fatti del mondo e cerco di applicarli a modelli comunicativi nuovi, prediligendo l’incrocio di diverse pratiche comunicative. Il Facebookumentario sulla strage di piazza loggia é stata la prima volta che mi sono trovato a lavorare con il web. E’ stato molto interessante sperimentare un mezzo nuovo come quello della timeline, del quale, devo ammettere, non avevo molta dimestichezza. Il mio progetto precedentemente non aveva nulla a che fare col web. Si trattava di un piccolo spettacolo teatrale (piccolo nel senso sia di durata sia di dimensioni), dove incrociavo performance, musica live, infografiche analogiche e digitali. Il tutto per spiegare un argomento delicato come quello dei traffici internazionali di armi da fuoco. Dando particolare rilevanza a quelli gestiti dalle ditte italiane di armi. Pochi sanno che l’italia é stato il primo paese al mondo per esportazioni di armi leggere, con una copertura praticamente mondiale.
Ringraziamo Isacco, le sue parole fanno pensare: troppo spesso, infatti, limitiamo le potenzialità delle piattaforme 2.0 al marketing e alla comunicazione d’azienda. Oltre al Facebook e al Twitter Marketing, insomma, c’è di più.
Leave A Comment