Alzi la mano chi non conosce ancora Francesco Lanza! Vincitore all’ultimo Blogfest e voce del web assolutamente non conformista e di rottura, Francesco è diventato sempre più conosciuto online prima per i batti e ribatti con i personaggi famosi su Facebook e Twitter, poi per le sue prospettive originali, divertenti e profonde sui temi più disparati, diffuse sempre grazie al social web.
Da questa prima descrizione, avrete già capito che era quasi impossibile per noi non provare a contattarlo per chiedergli un’intervista: i risultati sono una serie di (auto)riflessioni su passato, presente e futuro della rete, contenenti anche alcuni consigli davvero interessanti non solo per gli studenti dell’Academy ma – in generale – per tutti gli utenti all’ascolto.
Un contenuto da leggere e rileggere dunque… non ci resta che augurarvi buona lettura!

Buongiorno Francesco! Una tua presentazione in poco più di 140 caratteri (una volta si diceva “in breve”).

Ho avuto una formazione totalmente umanistica, ma una vita lavorativa totalmente informatica, a parte alcuni lavori di copywriting per una radio nazionale che poi ho abbandonato. Ho sempre scritto per passione e per impossibilità a tenermi dentro le idee che mi affollano continuamente il cervello. Augusto Daolio diceva che ci si esprime per svuotare un contenitore da un “pieno” continuo, che preme per uscire. Scrivere diventa quindi una questione di mia intima sanità. Spesso dico che per vivere faccio l’informatico e per sopravvivere scrivo.

E cosa pensi della ‘rivoluzione social’: tutta fuffa o… c’è di più?

Avendo cominciato a lavorare molto presto, intorno ai 20 anni (era il 1997) e avendo l’informatica e le reti già come passione fin da ragazzino, ho potuto vivere il Web in tutte le sue fasi, da quando ancora non esisteva il WWW e ci si connetteva alle BBS, ai forum, ai blog, ai social.
Internet, in realtà, è sempre stato “social”, anche quando non sapevamo che lo fosse. Secondo me è bene tenere a mente una cosa: le piattaforme di comunicazione, in realtà, evolvono sempre per addizione, raramente per sostituzione. Ad ogni “rivoluzione” c’è sempre il fenomeno di chi pensa che il nuovo soppianterà ed ucciderà il vecchio, ed è un errore nel quale cadiamo tutti, se guardiamo le cose istintivamente. E’ vero, oggigiorno pare che le BBS e IRC, per fare due esempi, siano morte. Invece sono solo finiti nel web “non emerso”. I moderni social network sono la punta di un iceberg che spinge sotto il livello dell’acqua il vecchio, ma che uno “studioso” della rete sa bene di non dover perdere di vista completamente, men che meno di dimenticare che una volta la punta dell’iceberg era diversa. Solo in questo modo – parlo per me, ovviamente – riesco a dare il giusto peso ai fenomeni. Ho fatto una volta l’errore di considerare morti i blog, per fare un esempio, mentre è stato decisivo, in termini di visite e di contatti, “ripensare” completamente il mio personale modello, integrando e impedendo ai social moderni di cedere alla tentazione di adagiarmi sul nuovo, correndo il rischio di far sparire il passato, e con esso le cose che avevo scritto.
Poi, oltre ad essere un autodidatta, sono anche un istintivo, quindi pianifico molto meno di quanto dovrei, ma questo mi permette di avere un’immagine “social” davvero aderente con quello che sono: semplice, a volte naif, ma cercando di mantenere affilata la lama della satira.

Sei riuscito a sfruttare al meglio i social network per creare un ‘digital personal brand’ divertente e efficace: su quali piattaforme hai scelto di essere e perché? Di cosa tratti su ognuna di queste e quali logiche di interazione adotti?

Coerentemente con quanto dicevo poco fa, ci sono arrivato attraverso “errori” e prove successive, ma anche con una totale inconsapevolezza, quindi in un certo senso con molta serenità. Non ho mai pensato di costruirmi un “digital personal brand”, non ho mai assoggettato il mio modo di scrivere a un obiettivo. Il mio interesse è sempre stato duplice: primo, sfruttare il social per quello che è, e cioè intessere relazioni di amicizia, di conoscenza e anche lavorative; secondo, scaricare quel pieno di idee, metterle in piazza ed essere felice quando riuscissero a strappare qualche sorriso o anche qualche polemica, partecipando attivamente alle discussioni, che le scatenassi io o no, che fossero serie o facete. Mi sono comportato così su IRC, poi sui forum, quindi sui blog e infine sui social.
I social, in realtà, sono stati una “bestia” più difficile da comprendere. Sono stato prima su Facebook, poi l’ho abbandonato anche per un paio di annetti, preferendogli i forum, poi sono tornato, ho aperto innumerevoli blog che poi ho abbandonato, ma questo anche per una sorta di mia resistenza all’abitudinarietà. Ogni volta che ho rischiato di incarnare un personaggio, sono fuggito. Probabilmente questo in ottica di “diffusione” paga meno, ma come detto non sono uno stratega.
Intanto i contatti su Facebook aumentavano e anche l’apprezzamento per le cosette che scrivevo. Mi è sempre piaciuto giocare con gli stili, cercando di osservare però le reazioni, non per un qualche disegno, ma per mia curiosità personale: se stai attento a come le persone reagiscono a uno scritto, ti fai unbagaglio di esperienza comunicativa non indifferente. Considero sbagliato pensare a una cosa che scrivo come un mio prodotto immutabile: ciò che scriviamo assume tante sfumature quante sono le “teste” che lo leggono e dobbiamo accettare il fatto che possano assumere anche colori che non immaginavamo o volevamo.
A un certo punto, all’inizio del 2012, frustrato dai pessimi strumenti che ha Facebook per il recupero di scritti vecchi, ho deciso di riaprire il mio blog e di rimetterlo al centro, sfruttando i social non solo per dare visibilità ai post, ma per mantenere un contatto umano con chi mi leggeva. Anche qui, il disegno era semplice: quello che scrivo mi piace, piace anche ad altri, perché devo affidarmi completamente a uno strumento dove il passato tende a perdersi in una nuvola?
Ho quindi approcciato anche Twitter, molto male all’inizio, ma osservando i tweet degli altri ho imparato (e imparo) qualcosa ogni giorno, finché alcuni miei interventi di “risposte a vip e politici” e un paio di iniziative demenziali su web hanno avuto il boom di condivisioni. In maniera non pianificata, ma sempre istintiva. Ho quasi ceduto alla tentazione di continuare solo su quella strada, perché le condivisioni a nastro gratificano, ma come detto ho una naturale resistenza all’abitudinarietà e alle mode, quando anche quello che scrivo comincia ad annoiarmi, allora è il segno che devo evolvere.
I tanti contatti che mi sono arrivati, infatti, si sono sempre trovati di fronte a una realtà sfaccettata: cose serie, cose demenziali, cose provocatorie, ma con una sorta di organizzazione tematica, poco ragionata ma efficace, se è vero che una volta un contatto mi ha detto: “La tua pagina Facebook è bella perché hai le rubriche”. Io manco ci avevo pensato al fatto di dare questa impressione, ma mi è piaciuta.
Non ho quindi uno schema, ma è vero che col tempo ho cominciato a pubblicare alcune cose sul blog e poi linkarle sui social, altre cose solo su Twitter, altre solo su Facebook. Ho provato a collegare l’account Twitter a Facebook e viceversa, ma poi ho disattivato la cosa, perché ti distacca dal mezzo che stai usando: chi usa Twitter ama un certo stile, chi usa Facebook ne ama un altro, chi usa tutti e due vede che non faccio quasi mai un copia-incolla, ma che rielaboro, arricchisco o scarnifico a seconda dei casi.
Avere cura di quello che si scrive pensando di avere contemporaneamente cura di chi ti legge. Ecco, questo sicuramente paga.

A proposito di blog, ne hai uno davvero divertente e interessante: quali sono i 3 consigli di blogging che ti sentiresti di dare a una ‘matricola’?

Ti dirò, le visite sono buone ma controllo molto raramente le statistiche. Mi capita di non postare per qualche giorno, perché preso su altro, o perché sto scrivendo “offline” cose più lunghe e che vedranno la luce più avanti e ovviamente le visite calano in quei periodi. Qui il mio primo consiglio: mai avere l’ansia della statistica. Ti porta a dannarti inutilmente su come fare per portare visite, togliendo naturalezza a quello che scrivi. E’ più gratificante avere pochi lettori, ma affezionati, che un grande traffico in entrata che poi torna solo se pubblichi convulsamente link. Anche un solo “lettore” che ti scrive in privato: “ogni mattina controllo se hai scritto qualcosa di nuovo”, vale più di 200 visite che poi rimbalzano dopo la lettura dell’articolo più recente. Costanza ma prima di tutto qualità e originalità, senza forzarsi la mano.
Il secondo consiglio è scritto anche poco sopra: avere cura dei testi e contemporaneamente di chi ti legge. Se ci sono commenti che chiedono una risposta, rispondere. Se qualcuno fa il “grande peccato” di travisare quello che si è scritto, non prendersela. Ci vuole umiltà.
Il terzo consiglio è di tracciarsi una strada propria, tra i social e il blog, un sentiero che permetta di trovarsi a proprio agio, sperimentando e anche cambiando registro, non avendo paura di abbandonare una strada apparentemente foriera di condivisioni e contatti.
Ovviamente questi consigli arrivano da uno che tende ad intrattenere e che il pane se lo guadagna con altro. Non ho pubblicità sul blog, non le ho mai avute e non le avrò mai, ma non perché sia contrario. E’ che non c’entrano con i messaggi che di volta in volta voglio far passare. Quando non ho nulla da dire taccio, quando ho qualcosa da dire scrivo. Banale, vero. Ma le cose banali sono quelle delle quali puoi essere più certo che si avvicinino alla realtà.

Restando in tema, quale è il social network che ti piace di più, e perché?

Come realizzazione tecnica, G+ anche se attualmente lo vivo poco e lo uso solo come link per i miei scritti sul blog, ma credo che la sua esplosione sarà in realtà in futuro, quando (e se) social e produttività cercheranno di sposarsi: se il futuro dovesse prendere quella strada, G+ sarà la piattaforma più “pronta” e allora Facebook dovrà inseguire.
Ma ho deciso di non sposare nessuna piattaforma in particolare: sono io l’hub sociale vero e proprio di quello che scrivo, le piattaforme social devono potermi morire e nascere intorno senza che questo modifichi il mio modo di postare.
Non mi piacciono i social network fortemente indirizzati a un certo tipo di espressività, come Pinterest o Instagram.
Facebook è un buon surrogato per quegli schizzi estemporanei che non farei diventare un post sul mio blog, Twitter è un buon esercizio di stile e, se usato bene, un ottimo strumento per informarsi e per scovare persone interessanti.

In effetti anche su Twitter hai un profilo molto attivo, almeno agli inizi orientato a ‘beccare’ politici e personaggi famosi appena questi scrivevano cose scorrette: quale pensi che sia l’approccio vincente in questo caso?

Dite bene, “almeno agli inizi”. Si incastra con alcune mie risposte: fossilizzarmi sui tormentoni fa perdere efficacia a quello che scrivo. Ultimamente sto smettendo di seguire politici e vip (tanto vengono ritwittati continuamente da altri) e mi concentro di più sugli argomenti, sull’interazione con gli altri utenti.
Sono “giovane” come utente di Twitter, ho iniziato a usarlo credo a marzo di quest’anno. Sto ancora imparando molte cose. Di sicuro il comune denominatore di ogni social è l’interazione. Mai usare Twitter per linkare solo status di Facebook, mai usarlo solo per linkare il proprio blog, quelle sono cose che appunto fanno molti politici e molti Vip, la maggior parte dei quali hanno tanti contatti perché sono famosi, ma pochissimi dei quali usano in modo davvero interessante Twitter. E’ sicuramente vincente usarlo coerentemente con il proprio “essere virtuale”, che sia lo specchio del tuo essere reale o che sia un brand o un fake. I social sono un megafono, se pensi di avere qualcosa di interessante da dire, ma la centralità resta sempre quell’intersezione tra il sé e l’altro da sé.
I vip e i politici sono raramente “social”. Smetteranno piano piano di essere attraenti per un numero sempre maggiore di persone.
Almeno, lo spero, perché i tweet più interessanti li ho trovati tra le persone “comuni”.

Francesco, grazie molto ancora della disponibilità: speriamo di vederci presto anche offline!
Grazie a voi!